Tongbeiquan
Come attesta il Registro dello Stile, Tongbei non era il nome di una scuola, ma un principio generale ed un metodo di allenamento che inizialmente veniva chiamato Qi Jia Men (Scuola della Famiglia Qi). Tong ha il significato di “senza ostacoli, poderoso e vasto”, bei è la schiena. Quando si emette la forza con la cintola e la schiena, la forza segue un “metodo della schiena”, cioè si pone attenzione a che la forza passi attraverso essa, che la schiena sporga e le spalle siano rilassate, che le braccia siano lineari e i polsi mobili, in modo che la forza raggiunga le dita. Nel Tongbeiquan “la tecnica è lunga e colpisce lontano”, “si emette per prima la forza controllando l’avversario", "tutto è unito in un unico respiro”, perciò si chiama Tongbei. Inoltre, il carattere tong di Tongbeiquan trae il significato dalla spiegazione della “apertura e chiusura dello Yin e dello Yang”, dalla “generazione e trasformazione delle diecimila cose” del Classico dei Mutamenti (Yìjing) All’interno racchiude la teoria filosofica della trasformazione sulla base dei cicli di generazione e inibizione dei Cinque Movimenti, le cui radici sono interconnesse, se c’è bian (cambiamento) allora ci può essere tong, se c’è tong allora ci può essere hua (trasformare). La ragione della relazione tra bian e tong è il fondamento originario del Tongbeiquan. Quindi la teoria e gli esercizi fisiologici per mantenersi in buona salute del Tongbei possono, nella parte superiore, mobilizzare la schiena liberando spalle e braccia, distendere e collegare i gomiti e i polsi fino a penetrare palme e dita; nella parte inferiore rilassare i fianchi e rassodare l'addome, mobilizzare l'anca e flettere le ginocchia rendendo gambe e piedi ben radicati al suolo, con le dita ben ancorate in modo da poter generare la forza. In questo modo si darà forma ad un corpo morbido e robusto, generando la forza penetrante e la forza “a frusta” e collegando tutte le articolazioni. Si raggiungerà il profondo confine dell'unione del tutto, della rilassata e quieta naturalezza, attraverso lo spirito si perverrà al cambiamento e alla comprensione dell'unione tra Uomo e Cielo.
Il Tongbeiquan, come già detto, in origine era chiamato Qi Jia Men, fu creato nel periodo Daoguang (1821-1850) della dinastia Qing da un uomo di nome Qi Xin e fu trasmesso fino alla IV generazione al Gran Maestro di epoca moderna Xiu Jianchi. Di origine mancese, egli nacque nel 1883 nel clan Xiu del villaggio Xinzhuang, nel distretto di Gu'an della provincia dello Hebei e morì nel 1959. Xiu Jianchi studiò e fu diligente fin dall'infanzia. Studente brillante e intelligente, divenne discepolo dell'esperto Maestro di Tongbeiquan Xu Tianhe, della provincia dello Hebei. Si recò successivamente nelle zone di Pechino e Tianjin da alcuni suoi compagni d'allenamento. Nel 1933 rispose all'invito della provincia dello Hunan ad assumere l'incarico di arbitro agli esami nazionali di Wushu, incarico che poi lasciò per assumere quello di istruttore militare di arti marziali col grado di generale maggiore. In questo periodo viaggiò in lungo e in largo, conoscendo ogni esperto dell’ambiente marziale, imparando molto dalle capacità altrui e avanzando giorno per giorno nella tecnica. In seguito fece ritorno nello Hunan e passò per la città di Shenyang recandosi a Dalian, dedicò molti anni allo studio e all'insegnamento, ricercò e ponderò incessantemente portando audaci riforme e innovazioni nel Tongbei. A partire dalla sintesi e dalla raccolta della teoria, dalle tecniche che aveva ereditato e da quelle di cui aveva fatto esperienza e creato nel corso della vita, percorse una strada che riformava e applicava l’unione incessante di teoria e pratica, sviluppandole e migliorandole. Associò il principio dello Yin e dello Yang e del ciclo di generazione e controllo dei Cinque Movimenti (Wuxing) “metallo, legno, acqua, fuoco e terra” con le cinque principali tecniche di palma del Tongbei: “shuai, pai, chuan, pi , zuan”, dedusse i tre pan (testa, torso e parte inferiore del corpo), i quattro passi e le tecniche di palme concatenati del Wuxing Tongbeiquan. Sulla base di questo sistema teorico e pratico revisionò il Registro dello Stile originario del Tongbeiquan della famiglia Qi scrivendo la teoria delle “Forze dei Cinque Movimenti”.
In vecchiaia scrisse dei testi per esporre le sue tesi, i suoi raffinati ragionamenti e le sue originali opinioni. Tra le sue opere maggiori: “Tecniche di palma dei Cinque Movimenti”, “Teoria della sciabola del Tongbei”, “Trattato sulla lancia”, “Tecniche di attacco e di difesa del Tongbeiquan”, “Raccolta di esercizi fisici”, “Collezione di Saggi sulla salute”. Nel 1953 partecipò su invito alla prima edizione di gare degli sport nazionali della Nuova Cina, inoltre cominciò con impegno a redigere e strutturare un manoscritto sul lavoro interno del Wuxing Tongbeiquan diviso in tre parti: “Tecniche” (Shi), “Metodo” (Fa) e “Principi” (Li) che venne consegnato alla Commissione Nazionale Cinese per la Cultura Fisica e lo Sport. La prima parte trattava tutte le posizioni dello stile, la seconda, in generale, il lavoro sulle tecniche e, nello specifico, il metodo, l'origine e il principio della tecnica. La terza parte trattava la teoria dello stile e i suoi fondamenti. In quest’opera unì il vecchio con il nuovo eliminando il grosso e selezionando l’essenziale. Dalla scuola del Vecchio Qi prese lo studio delle posizioni gongbu (da gong) e mabu (da ma), dei fendenti verticali (zong pi), delle tecniche di taglio trasversali (heng kan) e le peculiarità del lavoro delle forze di leng (forza fredda), tan (forza elastica), ying (forza dura) e zhong (forza pesante). Dalla scuola del Giovane Qi prese i principi dei san jian zhao (tre punte in linea), dei liuhe (sei armonie) e delle tecniche di quan (descrivere un cerchio), lan (parare), gou (uncinare), jie (bloccare), xiao (tagliare), mo (strofinare), bo (scrollare) e shan (schiaffeggiare). Creò dodici sequenze chiamate “Le dodici forme per costruire le radici del metodo di base” (Shí’er zhuang zhu ji fa gen), abbreviate in “Dodici metodi generali” (Shí'er zong fa) che consistevano in sei metodi di esercizi sul posto e sei metodi di esercizi in movimento. Tecniche singole di Zhan zhuang (palo eretto, esercizi sul posto) costituivano la parte principale dei sei metodi di esercizi sul posto delle forme del “Cielo e della terra”, del “Circuito celeste”, dei “Canali”, del “Caos primordiale” dei “Cinque Movimenti” e della “Media armonia”. Altre tecniche combinate in huo bu (passo attivo) costituivano la parte principale dei sei metodi di esercizio delle sequenze di movimento del “Piccolo circuito celeste”, “La scimmia bianca esce dalla caverna”, “La scimmia bianca entra nella caverna”, “Le dodici perle di cannone concatenate”, “Colpi di cannone concatenati in linea” e i “Colpi di cannone trasformati con forma meravigliosa”. Nei “Principi musicati delle basi del Tongbeiquan” si dice:
“Nel Tongbeiquan tramandato dalla famiglia Qi, i dodici principi generali costituiscono la sorgente”.
Combinando queste basi, Xiu Jianchi creò le sequenze Tongbei Quan (Il pugno del Tongbei), Tongbei Zhang (Il palmo del Tongbei), Yuan Peng Qi Shi (Le straordinarie posture di Peng e della scimmia), Tongbei Yangsheng Gong (Gli esercizi del Tongbei per nutrire la vita), Da Lianhuan (Grandi collegamenti circolari), Xiao Lianhuan (Piccoli collegamenti circolari) e altre sequenze e metodi di allenamento.
Negli anni ’80 dello scorso secolo il discepolo più brillante del Gran Maestro Xiu Jianchi, Xue Yiheng, e il discepolo di quest’ultimo, maestro Guan Tieyun, sulla base della teoria e del metodo del Wuxing Tongbeiquan ereditato e sistematizzato dal Gran Maestro Xiu, hanno percorso una strada di audace riforma e innovazione, partendo dal concetto “prima la pratica (tecniche e metodo), poi la teoria”.
Il maestro Guan Tieyun sin dall’età di 9 anni ereditò le conoscenze del Wushu ed ebbe la grande opportunità di seguire quotidianamente nello studio il maestro Xue Yiheng, diventando suo discepolo. Dopo la laurea restò a lavorare nell’Università di Educazione Fisica dedicandosi alla ricerca del Wuxing Tongbeiquan e di testi antichi sul Wushu, inoltre partecipò alla stesura di testi sul Tongbei e di materiali didattici sulle arti marziali per diversi istituti e corsi di studio nazionali di educazione fisica. Nel 2010 portò a termine la creazione, come direttore esecutivo, del “Sistema didattico dei Duanwei (gradi tecnici nelle arti marziali) per il Tongbeiquan”, approvato successivamente dalla Federazione Cinese di Wushu e pubblicato nel 2012 dalla Casa Editrice Istruzione Superiore. Durante la stesura dei libri, il maestro Guan Tieyun ha organizzato molti corsi di formazione sul Wushu in diverse nazioni e città: numerosi corsi nelle province cinesi del Liaoning e del Jilin e, dal 2003 ad oggi, in varie città italiane (soprattutto a Napoli, dove il suo Referente Europeo, maestro Stanislao Falanga, lo coadiuva nell’insegnamento, e nella città di Pescara), inoltre in Francia, in Germania, in Polonia e in Lussemburgo, ricevendo ovunque profondi elogi e consensi.
I corsi di Tongbeiquan organizzati dalla Scuola di Arti Marziali Tradizionali Cinesi “Shen Long” fanno riferimento al maestro Guan Tieyun attraverso il suo referente europeo di International Tong Yuan Wushu Association nella persona del maestro Stanislao Falanga.
La straordinaria efficacia terapeutica del Taijiquan stile Chen Xiaojia, del Baguazhang e del Tongbeiquan, come un numero sempre maggiore di evidenze cliniche e sperimentali dimostra, fa pensare alla concezione dell’origine delle varie tecniche che fanno parte di questi stili perché, ponendo le loro finalità nella tensione alla ricerca continua dell’armonia dell’organismo “tutto intero” in sé (concezione olistica) e con l’ambiente, perseguono questo scopo attraverso dei movimenti che ricalcano la forma della struttura dei fenomeni fisici universali e della struttura più intima del nostro organismo che è il DNA, dalla quale si sviluppa “la meraviglia” della natura che è l’essere umano: la forma ad elica.
È proprio il lavoro continuo su di sé, cioè sullo spirito, innanzitutto, e sul corpo, due elementi inscindibili nella loro unità ontologica, nella ricerca e nella tensione continue di quell’armonia insita nella struttura costitutiva di ogni essere, fa di queste arti tradizionali delle arti terapeutiche.
Il Tongbeiquan, come già detto, in origine era chiamato Qi Jia Men, fu creato nel periodo Daoguang (1821-1850) della dinastia Qing da un uomo di nome Qi Xin e fu trasmesso fino alla IV generazione al Gran Maestro di epoca moderna Xiu Jianchi. Di origine mancese, egli nacque nel 1883 nel clan Xiu del villaggio Xinzhuang, nel distretto di Gu'an della provincia dello Hebei e morì nel 1959. Xiu Jianchi studiò e fu diligente fin dall'infanzia. Studente brillante e intelligente, divenne discepolo dell'esperto Maestro di Tongbeiquan Xu Tianhe, della provincia dello Hebei. Si recò successivamente nelle zone di Pechino e Tianjin da alcuni suoi compagni d'allenamento. Nel 1933 rispose all'invito della provincia dello Hunan ad assumere l'incarico di arbitro agli esami nazionali di Wushu, incarico che poi lasciò per assumere quello di istruttore militare di arti marziali col grado di generale maggiore. In questo periodo viaggiò in lungo e in largo, conoscendo ogni esperto dell’ambiente marziale, imparando molto dalle capacità altrui e avanzando giorno per giorno nella tecnica. In seguito fece ritorno nello Hunan e passò per la città di Shenyang recandosi a Dalian, dedicò molti anni allo studio e all'insegnamento, ricercò e ponderò incessantemente portando audaci riforme e innovazioni nel Tongbei. A partire dalla sintesi e dalla raccolta della teoria, dalle tecniche che aveva ereditato e da quelle di cui aveva fatto esperienza e creato nel corso della vita, percorse una strada che riformava e applicava l’unione incessante di teoria e pratica, sviluppandole e migliorandole. Associò il principio dello Yin e dello Yang e del ciclo di generazione e controllo dei Cinque Movimenti (Wuxing) “metallo, legno, acqua, fuoco e terra” con le cinque principali tecniche di palma del Tongbei: “shuai, pai, chuan, pi , zuan”, dedusse i tre pan (testa, torso e parte inferiore del corpo), i quattro passi e le tecniche di palme concatenati del Wuxing Tongbeiquan. Sulla base di questo sistema teorico e pratico revisionò il Registro dello Stile originario del Tongbeiquan della famiglia Qi scrivendo la teoria delle “Forze dei Cinque Movimenti”.
In vecchiaia scrisse dei testi per esporre le sue tesi, i suoi raffinati ragionamenti e le sue originali opinioni. Tra le sue opere maggiori: “Tecniche di palma dei Cinque Movimenti”, “Teoria della sciabola del Tongbei”, “Trattato sulla lancia”, “Tecniche di attacco e di difesa del Tongbeiquan”, “Raccolta di esercizi fisici”, “Collezione di Saggi sulla salute”. Nel 1953 partecipò su invito alla prima edizione di gare degli sport nazionali della Nuova Cina, inoltre cominciò con impegno a redigere e strutturare un manoscritto sul lavoro interno del Wuxing Tongbeiquan diviso in tre parti: “Tecniche” (Shi), “Metodo” (Fa) e “Principi” (Li) che venne consegnato alla Commissione Nazionale Cinese per la Cultura Fisica e lo Sport. La prima parte trattava tutte le posizioni dello stile, la seconda, in generale, il lavoro sulle tecniche e, nello specifico, il metodo, l'origine e il principio della tecnica. La terza parte trattava la teoria dello stile e i suoi fondamenti. In quest’opera unì il vecchio con il nuovo eliminando il grosso e selezionando l’essenziale. Dalla scuola del Vecchio Qi prese lo studio delle posizioni gongbu (da gong) e mabu (da ma), dei fendenti verticali (zong pi), delle tecniche di taglio trasversali (heng kan) e le peculiarità del lavoro delle forze di leng (forza fredda), tan (forza elastica), ying (forza dura) e zhong (forza pesante). Dalla scuola del Giovane Qi prese i principi dei san jian zhao (tre punte in linea), dei liuhe (sei armonie) e delle tecniche di quan (descrivere un cerchio), lan (parare), gou (uncinare), jie (bloccare), xiao (tagliare), mo (strofinare), bo (scrollare) e shan (schiaffeggiare). Creò dodici sequenze chiamate “Le dodici forme per costruire le radici del metodo di base” (Shí’er zhuang zhu ji fa gen), abbreviate in “Dodici metodi generali” (Shí'er zong fa) che consistevano in sei metodi di esercizi sul posto e sei metodi di esercizi in movimento. Tecniche singole di Zhan zhuang (palo eretto, esercizi sul posto) costituivano la parte principale dei sei metodi di esercizi sul posto delle forme del “Cielo e della terra”, del “Circuito celeste”, dei “Canali”, del “Caos primordiale” dei “Cinque Movimenti” e della “Media armonia”. Altre tecniche combinate in huo bu (passo attivo) costituivano la parte principale dei sei metodi di esercizio delle sequenze di movimento del “Piccolo circuito celeste”, “La scimmia bianca esce dalla caverna”, “La scimmia bianca entra nella caverna”, “Le dodici perle di cannone concatenate”, “Colpi di cannone concatenati in linea” e i “Colpi di cannone trasformati con forma meravigliosa”. Nei “Principi musicati delle basi del Tongbeiquan” si dice:
“Nel Tongbeiquan tramandato dalla famiglia Qi, i dodici principi generali costituiscono la sorgente”.
Combinando queste basi, Xiu Jianchi creò le sequenze Tongbei Quan (Il pugno del Tongbei), Tongbei Zhang (Il palmo del Tongbei), Yuan Peng Qi Shi (Le straordinarie posture di Peng e della scimmia), Tongbei Yangsheng Gong (Gli esercizi del Tongbei per nutrire la vita), Da Lianhuan (Grandi collegamenti circolari), Xiao Lianhuan (Piccoli collegamenti circolari) e altre sequenze e metodi di allenamento.
Negli anni ’80 dello scorso secolo il discepolo più brillante del Gran Maestro Xiu Jianchi, Xue Yiheng, e il discepolo di quest’ultimo, maestro Guan Tieyun, sulla base della teoria e del metodo del Wuxing Tongbeiquan ereditato e sistematizzato dal Gran Maestro Xiu, hanno percorso una strada di audace riforma e innovazione, partendo dal concetto “prima la pratica (tecniche e metodo), poi la teoria”.
Il maestro Guan Tieyun sin dall’età di 9 anni ereditò le conoscenze del Wushu ed ebbe la grande opportunità di seguire quotidianamente nello studio il maestro Xue Yiheng, diventando suo discepolo. Dopo la laurea restò a lavorare nell’Università di Educazione Fisica dedicandosi alla ricerca del Wuxing Tongbeiquan e di testi antichi sul Wushu, inoltre partecipò alla stesura di testi sul Tongbei e di materiali didattici sulle arti marziali per diversi istituti e corsi di studio nazionali di educazione fisica. Nel 2010 portò a termine la creazione, come direttore esecutivo, del “Sistema didattico dei Duanwei (gradi tecnici nelle arti marziali) per il Tongbeiquan”, approvato successivamente dalla Federazione Cinese di Wushu e pubblicato nel 2012 dalla Casa Editrice Istruzione Superiore. Durante la stesura dei libri, il maestro Guan Tieyun ha organizzato molti corsi di formazione sul Wushu in diverse nazioni e città: numerosi corsi nelle province cinesi del Liaoning e del Jilin e, dal 2003 ad oggi, in varie città italiane (soprattutto a Napoli, dove il suo Referente Europeo, maestro Stanislao Falanga, lo coadiuva nell’insegnamento, e nella città di Pescara), inoltre in Francia, in Germania, in Polonia e in Lussemburgo, ricevendo ovunque profondi elogi e consensi.
I corsi di Tongbeiquan organizzati dalla Scuola di Arti Marziali Tradizionali Cinesi “Shen Long” fanno riferimento al maestro Guan Tieyun attraverso il suo referente europeo di International Tong Yuan Wushu Association nella persona del maestro Stanislao Falanga.
La straordinaria efficacia terapeutica del Taijiquan stile Chen Xiaojia, del Baguazhang e del Tongbeiquan, come un numero sempre maggiore di evidenze cliniche e sperimentali dimostra, fa pensare alla concezione dell’origine delle varie tecniche che fanno parte di questi stili perché, ponendo le loro finalità nella tensione alla ricerca continua dell’armonia dell’organismo “tutto intero” in sé (concezione olistica) e con l’ambiente, perseguono questo scopo attraverso dei movimenti che ricalcano la forma della struttura dei fenomeni fisici universali e della struttura più intima del nostro organismo che è il DNA, dalla quale si sviluppa “la meraviglia” della natura che è l’essere umano: la forma ad elica.
È proprio il lavoro continuo su di sé, cioè sullo spirito, innanzitutto, e sul corpo, due elementi inscindibili nella loro unità ontologica, nella ricerca e nella tensione continue di quell’armonia insita nella struttura costitutiva di ogni essere, fa di queste arti tradizionali delle arti terapeutiche.