Taijiquan stile Chen Xiaojia
Il Taijiquan è un’antica arte marziale cinese basata sul concetto filosofico del Taiji, contenuto all’interno dell’Yijing, il “Classico dei Mutamenti”. Il termine significa letteralmente Pugno (quan) della Polarità (ji) Suprema (tai), laddove la Polarità Suprema (Taiji), simboleggiata dai due poli opposti e complementari di yin e yang, rappresenta l’origine di tutte le condizioni dinamiche dell’universo, la legge del cambiamento nel movimento.
Prima di analizzare le origini del Taijiquan e in particolare dello stile Chen Xiaojia, è utile soffermarsi sul significato delle parole Wuji e Taiji e sull’origine dei caratteri che compongono questi due termini che sono alla base sia delle arti marziali sia della medicina tradizionale cinese.
Wuji
È l'energia allo stato puro, cioè non ancora manifestata, senza spazio e senza tempo, in uno stato di calma assoluta. Wu significa “non, niente, senza”, e quindi anche “assenza, negazione”; Ji significa “il limite estremo, lo zenit, il principio primo, polo”, e quindi anche “massimo, sommo”.
Wuji può essere tradotto come Assenza di Polarità. Gli antichi filosofi cinesi, infatti, spiegavano l’origine dell’Universo dicendo che questo, all’inizio, era in uno stato di Wuji, “assenza di polarità”, ovvero “assenza di differenziazione” (un po’ come ciò che i filosofi occidentali definivano “il caos primordiale”). Il Wuji sarebbe, quindi, quello stato di vuoto primordiale che precede la nascita del mondo.
Taiji
Una frase dell’Yijing dice: «Wuji er sheng Taiji», che può essere tradotta: «il Wuji generò il Taiji», cioè dal vuoto che c’era prima di tutto (Wuji) venne lo stato di equilibrio (Taiji), dal vuoto iniziale parte tutto e a quel vuoto tutto tende a far ritorno.
Quando l’energia allo stato Wuji inizia a muoversi, dà origine a una polarizzazione primordiale, ne scaturiscono negativo e positivo, yin e yang. Il processo d’interazione tra queste due forze primordiali opposte, espressione essenziale del Wuji, fu chiamato dai taoisti Taiji.
Tutta la molteplicità dei fenomeni, tutto l’universo, visibile o invisibile, è il risultato dell'interazione tra yin e yang. Dal Wuji scaturirono quindi le due polarità di segno diverso, considerate i principi fondamentali dell’universo: yang, il principio maschile, positivo, rappresentato dal colore bianco e yin, il principio femminile, negativo, rappresentato dal colore nero. Questi due principi, però, interagirono immediatamente dando origine al Taiji, la Suprema Polarità, quindi la dualità di cui si è parlato, esistente in ogni parte del cosmo, trova in realtà la sua unità nel Taiji.
Le origini del Taijiquan
Attualmente, molti si chiedono se il Taijiquan sia ancora un’arte marziale o sia diventato solo una ginnastica terapeutica o, piuttosto, una forma di meditazione dinamica. In realtà, esso comprende tutto questo e altre cose ancora.
Secondo il Maestro Chen Peishan, possiamo distinguere all’interno del Taijiquan tre aspetti importanti: i movimenti del corpo, l’abilità marziale e la teoria che vi è alla base.
I movimenti del corpo comprendono a loro volta tre aspetti: l’intenzione (yi, il lavoro di consapevolezza intrinseco in ogni azione), il qi e la forma (xing), quest’ultima intesa sia come “forma esterna” (il gesto come appare all’esterno), sia come “forma interna” (il gesto come lavoro che scaturisce dall’interno).
L’abilità marziale, similmente, comprende vari aspetti, tra cui il tuishou (spinta con le mani a coppia), il sanshou (il combattimento libero) e lo studio delle varie armi; per comprendere il Taijiquan da un punto di vista marziale non si può prescindere dallo studio di questi elementi, oltre che, ovviamente, dal lavoro sul movimento fisico.
Infine la teoria che è alla base del Taijiquan proviene sia dalle antiche filosofie orientali, quali il Taoismo, il Confucianesimo e il Buddhismo, sia dalla medicina tradizionale cinese e dai metodi per preservare e migliorare la salute e inoltre, cosa ancora più importante, si fonda su una ricchezza etica e spirituale che rappresenta il cardine dell’insegnamento. Si comprende, quindi, che sarebbe un po’ riduttivo classificare il Taijiquan semplicemente come ginnastica o forma di meditazione; è vero, piuttosto, che ognuno di noi può scegliere di praticarlo in parte, ad esempio come ginnastica terapeutica, o totalmente, ossia come “arte”.
Molte sono le leggende sull’origine del Taijiquan. La prima e più diffusa tramanda che esso sia stato ideato da Zhang Sanfeng, leggendario monaco taoista dei Monti Wudang nato alla fine della dinastia Song (960 – 1279), il quale, vedendo combattere un serpente con una gru e studiando i loro movimenti flessibili e rotondi, capì l’importanza dell’alternarsi dello yin e dello yang, elementi che formano la base del Taijiquan.
Secondo un’altra leggenda, Zhang Sanfeng avrebbe ideato questo metodo grazie ad un sogno nel quale l’imperatore Xuandi in persona gli avrebbe insegnato la tecnica di combattimento a mani nude, tanto che al risveglio fu in grado di sconfiggere e uccidere da solo cento banditi.
In un’altra versione, le origini del Taijiquan risalirebbero alla dinastia Tang (618-907), vedendone l’ideatore in un eremita di nome Xu Xuanping e infine qualcuno sostiene che un certo Wang Zongyue, all’epoca della dinastia Qing (1644-1912), di passaggio nel villaggio di Chenjiagou, avesse trasmesso il Taijiquan alla famiglia Chen (versione sostenuta da Wu Yuxiang, fondatore della scuola Wu di Taijiquan, il cui fratello Wu Chengqing avrebbe ritrovato i trattati sul Taijiquan scritti da Wang Zongyue).
Tutte queste, però, sono solo versioni che tentano di elevare al rango di verità storielle mitologiche senza filo conduttore con l’intenzione di rafforzare questa o quella scuola e, alla fine, incontrano numerose difficoltà a rendere plausibili le proprie affermazioni, soprattutto alla luce di un’attenta perizia storica.
Dal 1930 al 1932, l’ex editore in capo del Zhongyang Guoshuguan, Su Tanghao, famoso nel mondo marziale, andò tre volte di seguito nel luogo d’origine del Taijiquan - il villaggio Chenjiagou, nel distretto di Wenxian, Provincia dell’Henan - vi trascorse parecchi mesi, ricercò e investigò profondamente, esaminò le cronache locali, la “Raccolta dei documenti di Zhongzhou” (Zhongzhou Wenxianji), gli “Annali distrettuali di Wenxian” (Wenxian Xianzhi), la “Genealogia della Famiglia Chen” (Chenshi Jiacheng), i manoscritti originali di Chen Xin e inoltre ritratti, oggetti, lapidi, tombe di personaggi del Taijiquan del passato e quanto altro materiale a riguardo, e solo allora confermò che l’iniziatore del Taijiquan fu l’antenato di IX generazione della famiglia Chen di Chenjiagou, Chen Wangting, nel periodo compreso tra la fine dei Ming (1368-1644) e l’inizio dei Qing (1644-1912).
Chenjiagou si trova a cinque chilometri ad est della città distrettuale di Wenxian e 600 anni fa si chiamava Changyangcun. Dopo l’ascesa al potere della dinastia Ming, essendosi verificato un calo demografico nella prefettura di Huaiqing dell’Henan, si forzò la popolazione dello Shanxi a trasferirsi in questa zona per supplire a ciò. Fu così che, nel quinto anno dell’imperatore Hongwu (1372), Chen Bo, primo antenato della famiglia Chen, dalla prefettura d’origine Zezhou dello Shanxi, guidando la sua famiglia, fu costretto a trasferirsi nella prefettura di Huaiqing, distretto di Qingyang, insediandosi in un posto dove c’era abbondanza di erba per costruire case.
Egli era un uomo onesto, sincero, generoso e buono, inoltre molto esperto nell’uso delle armi. Poiché le persone delle zone confinanti avevano tutte una buona opinione di lui, chiamarono il luogo dove egli viveva “Chen Bo Zhuang” (Villaggio di Chen Bo). Dopo due anni, poiché la terra in questo posto era bassa e stretta, tutta la famiglia si trasferì ancora una volta spostandosi a Changyangcun, nel distretto di Wenxian. In seguito i membri della famiglia divennero numerosi e Changyangcun fu ribattezzata Chenjiagou, il Villaggio (letteralmente fossato) della Famiglia Chen.
All’inizio, essi posero particolare attenzione alla coltivazione della terra e alla costruzione delle case, intanto si esercitavano nell’uso delle armi che erano considerate il sapere di famiglia, tramandato attraverso le varie generazioni, mentre gli studi letterari erano abbastanza trascurati.
È per questo motivo che i personaggi e le gesta compresi nel periodo che va dall’insediamento della famiglia a Chenjiagou fino alla metà del 1700 mancarono di un’accurata documentazione scritta ed anche per quanto riguarda l’aspetto delle arti marziali molto è andato perso.
Chen Wanting
Chen Wangting (1600-1680), detto anche Zouting, IX generazione della famiglia Chen, era un uomo che eccelleva sia nelle Lettere sia nelle Arti Marziali, infatti aveva superato entrambi gli esami imperiali. Egli creò un sistema davvero unico e completo integrando le sue conoscenze marziali e quelle che erano state tramandate all’interno della sua famiglia con la teoria della medicina tradizionale cinese e le ginnastiche respiratorie taoiste.
Chen Wangting studiava con profondo interesse la filosofia di Huangdi e Laozi e, sulla base della dottrina dello yin e yang appartenente alla filosofia classica contenuta nell’Yijing, e riferendosi ai principi della teoria dei jing luo (Canali e Collaterali) della medicina tradizionale cinese, migliorò costantemente la propria abilità dando origine a cinque sequenze di Taijiquan (Taiji Wu Tao Quan), cinque Forme di Pugni (Wu Tao Chui), Tredici Posizioni (Shisan Shi), il Pugno di Cannone (Pao Chui), la Forma Lunga di Taijiquan delle 108 Posizioni (108 Shi Taiji Changquan) e inoltre varie sequenze di armi, tra cui lancia, spada, sciabola, bastone, mazza, frusta, ecc.
Di particolare e unico creò anche il tuishou in coppia (spinta con le mani) e la “lancia appiccicosa” in coppia, elaborando ciò che i suoi predecessori non avevano ancora elaborato e lasciando ai posteri un’eredità preziosa, orgoglio dell’antica cultura del popolo cinese: un sistema di combattimento completo che si rivelò efficace non solo come metodo di autodifesa, ma anche come mezzo di preservazione della salute.
Sul come e perché si fosse dedicato, alla fine della sua carriera militare, alla sistematizzazione delle arti marziali di famiglia e, quindi, alla creazione del Taijiquan, si può leggere direttamente in uno dei suoi scritti in prosa, dove si evincono, tra l’altro, il suo scetticismo nei confronti del nuovo governo (era stato fedele ai regnanti della dinastia Ming) e la sua volontà a ritirarsi a vita privata, lontano dagli echi del mondo:
“Ripensando agli anni passati, indossando l’uniforme e con le armi in pugno, ho spazzato via masse di nemici, molte volte ho affrontato le difficoltà e ho avuto molte concessioni imperiali, tutto invano! Arrivato ai giorni nostri, sono vecchio e malandato, mi resta solo il Classico della Corte Gialla come compagno.
Quando non ho niente da fare invento lo stile, quando sono impegnato aro i campi, approfitto del rimanente tempo libero e insegno ai miei figli, fratelli e nipoti a diventar draghi e diventar tigri per la loro convenienza.
Le tasse di cereali che dovevo dare all’ufficio le ho date, i debiti che dovevo restituire ai privati li ho dati subito, l’orgoglio e l’adulazione non si devono usare, essere tolleranti e concilianti innanzitutto; tutti dicono che sono folle, tutti dicono che sono confuso, ma io non ascolto quello che dicono gli altri, non alzo la cresta, non bado alle chiacchiere, rimango diligente e accorto.
In cuor mio sono spesso rilassato e tranquillo, non ho desiderio di fama e vantaggio perché ho penetrato in profondità gli intrighi e ho visto attraverso la società; vado a pescare per nutrire la mia persona e rilassarmi, vado a visitare dei bei luoghi montani, riuscire non è affar mio, perdere nemmeno è affar mio.
È come se avessi ottenuto un confine di mondo in pace e tranquillo, dove ogni giorno passa quietamente come al solito; non ho richieste, non domando, lascio che le cose prendano il loro corso, quando mai mi preoccupo delle snobberie della società! Uso il mio metodo per capire il mondo, non ho niente a che vedere col successo e non ho niente a che vedere col fallimento, se non sono io immortale, chi è immortale?”
(Scritto durante il 13° anno di Kangxi nella casa di famiglia della provincia Luzhang)
La diffusione del Taijiquan e gli stili più famosi
“Temo il passare del tempo, e non ho la pazienza per aspettare ancora; temo anche che l’arte marziale si dividerà in scuole e branche e che la vera conoscenza andrà persa.
Per questa ragione nel mio tempo libero faccio tutto ciò che posso per spiegare e chiarire i segreti profondi dell’arte, e descriverla dettagliatamente”. (Chen Xin, XVI generazione della famiglia Chen).
Fino al 1800 circa, il Taijiquan era praticato solo all’interno della famiglia Chen, che lo custodiva gelosamente. Fu Chen Changxing (1771-1853), discendente di XIV generazione, che per primo contribuì a divulgare il Taijiquan fuori dalla famiglia Chen, insegnandolo a Yang Luchan (1789-1872). Costui proveniva da una famiglia di contadini del distretto di Yongnian, Provincia dell’Hebei, e si recò a Chenjiagou per studiare il Taijiquan all’interno della famiglia Chen. Dopo aver studiato per quasi venti anni, ritornò al suo paese natio e trasmise l’arte ai suoi figli, Yang Banhou, Yang Jianhou e Yang Fenghou che sistematizzarono ognuno modalità diverse dell’insegnamento paterno. Yang Jianhou trasmise a sua volta lo stile ai figli, Yang Shaohou e Yang Chenfu (1883-1936), e quest’ultimo diffuse la conoscenza del Taijiquan in tutta la Cina.
Yang Banhou insegnò a molti allievi, tra cui Wu Quanyou (1834-1902), di etnia mancese, fondatore dello stile Wu che trasmise quest’arte a suo figlio, Wu Jianquan (1870-1942).
Il fondatore dello stile Wu di Taijiquan fu, invece, Wu Heqing, meglio noto come Wu Yuxiang (1812-1880). Egli, all’inizio, studiò l’arte nel suo paese natale (distretto di Yongnian) con lo stesso Yang Luchan, quindi si perfezionò sotto la guida di Chen Qingping (1795-1868), XV generazione della famiglia Chen. Wu Yuxiang insegnò a suo nipote, Li Yiyu (1832-1892), e questi trasmise le sue conoscenze ad Hao Weizhen (1849-1920).
Hao Weizhen insegnò a suo figlio, Hao Yueru, e a Sun Lutang (1860-1932), fondatore dello stile Sun, che fuse insieme le conoscenze degli stili da lui praticati in precedenza (Xingyiquan e Baguazhang) col Taijiquan di Wu Yuxiang, sviluppando uno stile del tutto personale.
Chen Qingping, che sin da piccolo aveva appreso l’arte del Taijiquan da Chen Youben (XIV generazione) a Chenjiagou, oltre ad insegnare a Wu Yuxiang, trasmise lo stile Chen nel vicino villaggio di Zhaobao, insegnando a Zhang Kai, He Zhaoyuan (fondatore dello stile Zhaobao), Li Jingyan (fondatore dello stile Huleijia o Struttura del Tuono Improvviso), ecc.
A partire quindi da Chen Changxing e Chen Qingping, l’arte è stata trasmessa all’esterno della famiglia e ha subito un’evoluzione, durata oltre trecento anni, nel corso della quale altri stili di Taijiquan sono derivati dal più antico stile Chen, come, appunto, lo Yang, il Wu (Jianquan), il Wu (Yuxiang), il Sun, lo Zhaobao, lo stile Hao.
Lo stesso stile Chen si è diviso in due scuole principali, la Xiaojia o Piccola Struttura e la Dajia o Grande Struttura, quest’ultima comprende a sua volta due varianti, la Laojia o Vecchia Struttura e la Xinjia o Nuova Struttura.
La Piccola Struttura (Xiaojia) rappresenta il metodo di pratica più tradizionale all’interno dell’intero sistema del Taijiquan stile Chen.
I fondamenti teorici del Taijiquan stile Chen Xiaojia
Nella pratica del Taijiquan stile Chen, in generale, si enfatizza la riduzione dei cerchi da grandi a piccoli, quindi da piccoli a “non cerchi”, fase che è considerata il picco della perfezione nell’arte. Ancora oggi, come metodo di allenamento, l’insegnante, per aiutare lo studente a imparare i rudimenti dell’arte più velocemente, ingrandisce i movimenti della sequenza, in modo che lo studente cominci a imparare prima dai cerchi esterni, grandi. Dopo un periodo di pratica, quando lo studente ha già imparato a muoversi in modo rotondo, circolare, i cerchi grandi sono gradualmente ridotti in piccoli, i cerchi esterni in interni, la forza spiraleggiante “come avvolgere un filo di seta” (chansijin) è trasferita lungo i percorsi della forza (jinlu) sul dorso, le braccia e le gambe; in questo modo si può raggiungere il livello più alto di abilità, cioè i cerchi non sono espressi all’esterno.
Durante lo sviluppo del Taijiquan, questi metodi differenti di pratica furono chiamati “Grande Struttura” e “Piccola Struttura” (o anche “Grandi Cerchi” e “Piccoli Cerchi”). In realtà, anche i praticanti della Grande Struttura enfatizzano la riduzione graduale dei cerchi da grandi a piccoli, quindi, i processi della pratica sono fondamentalmente molto simili, per questa ragione è detto che “la Grande Struttura non è grande, la Piccola Struttura non è piccola”.
Storicamente il Taijiquan stile Chen non aveva alcuna divisione al suo interno. Infatti, prima di Chen Youben, discendente di XIV generazione della famiglia Chen ed erede di 6ª generazione dello stile, era stato trasmesso solamente un unico metodo di pratica; fu costui il personaggio chiave che giocò un ruolo decisivo nel dividere il Taijiquan stile Chen in Grande e Piccola Struttura.
Egli era figlio di Chen Gongzhao, artista marziale di grande valore, e aveva ricevuto la “perla del dragone” (cioè la vera trasmissione del Taijiquan). Secondo quanto documentato nella “Genealogia della Famiglia Chen”, egli istruì i suoi figli e i nipoti nell’arte del Taijiquan, ebbe una vita modesta e in quell’epoca la maggior parte delle persone che eccellevano nel Taijiquan erano suoi discepoli. Tra gli allievi famosi ci fu anche Chen Gengyun, discendente di XV generazione della famiglia Chen.
Poiché il padre di Chen Gengyun, Chen Changxing, faceva da scorta a carovane lontano da casa ed era tutto l’anno in giro, suo figlio, per poter lavorare insieme a lui, chiese a Chen Youben di insegnargli. Per aiutare Chen Gengyun a diventare abile nel più breve tempo possibile, Chen Youben, pur preservando la quintessenza della Prima Sequenza in Tredici Posizioni, mise enfasi sulle “esplosioni di forza” (baofali), ingrandì i movimenti e allenò Chen Gengyun per oltre un anno, creando un certo tipo di struttura. Da allora, per differenziare quest’ultima dalla Prima Sequenza in Tredici Posizioni, la gente del villaggio cominciò a chiamarle “Piccoli Cerchi” e “Grandi Cerchi”.
Chen Gengyun passò questa struttura ai membri della sua famiglia; essa fu anche insegnata a Chen Fake, suo nipote, che nel 1928 fu invitato a Pechino per insegnare arti marziali e lì rese nota la struttura al pubblico. Le generazioni successive cominciarono a riferirsi a quest’ultima come “Grande Struttura” (Dajia), e invece al sistema tradizionale come “Piccola Struttura” (Xiaojia).
Secondo quanto scritto in alcuni libri, Chen Youben fece alcuni cambiamenti alle sequenze originali, abbandonando gradualmente alcuni movimenti più difficili e vigorosi, e creò così la Nuova Struttura (Xinjia), detta anche Piccola Struttura, ma tali affermazioni sono infondate e contraddittorie. La Xinjia, infatti, fu creata da Chen Fake e perfezionata da suo figlio, Chen Zhaokui, soltanto nella prima metà del 1900, mentre la Xiaojia esisteva già prima di Chen Youben, come dimostrano le fonti. Fra tutte, basti citare il “Trattato Illustrato sul Taijiquan della Famiglia Chen” (Chenshi Taijiquan Tushuo) scritto da Chen Xin (detto anche Chen Pinsan, XVI generazione della famiglia) e considerato la “Bibbia delle Arti Marziali”, al cui interno sono descritti proprio i movimenti che sono praticati nel sistema della Piccola Struttura. In tutto il libro non c’è alcun cenno alla divisione del Taijiquan stile Chen in Grande Struttura e Piccola Struttura e questo prova che lo stile documentato nel “Trattato Illustrato sul Taijiquan della Famiglia Chen” dovrebbe essere il più vicino all’arte originale creata da Chen Wangting.
Inoltre, anche l’affermazione che la Xiaojia fu creata abbandonando gradualmente alcuni movimenti più difficili e vigorosi è priva di fondamenta, basti considerare alcuni movimenti, tuttora presenti nelle sequenze della Piccola Struttura e che non appaiono altrove, che presentano una notevole difficoltà di esecuzione, come il “Doppio calcio di tallone”.
Per ironia della sorte, però, proprio il metodo di pratica più tradizionale all’interno del Taijiquan è rimasto quasi sconosciuto fino a poche decine di anni fa, sia perché la Piccola Struttura era tramandata solo tra i membri della famiglia, sia perché erano richiesti dei requisiti molto severi nella pratica e nelle relazioni tra insegnante e studenti (giacché la Piccola Struttura ha un sistema teorico davvero completo e un severo metodo di pratica, la gente a Chenjiagou la elogia come “Struttura del Gongfu” - Gongfu Jia - o “Struttura Speciale” - Kan Jia Quan, kan jia significa letteralmente “badare alla casa”).
Comunque, oggigiorno, la situazione sta cambiando rapidamente, poiché esponenti della Piccola Struttura dello stile Chen hanno già cominciato a insegnare a gente esterna in tutto il mondo e questo stile, così tradizionale e originale, sta incontrando il plauso di un numero sempre maggiore di appassionati.
Tra i rappresentanti contemporanei della Piccola Struttura del Taijiquan stile Chen ricordiamo: Chen Honglie, Chen Kedi, Chen Kezhong, Chen Boxiang (tutti discendenti di XVIII generazione), Chen Boxian, Chen Liqing e Chen Lixian (XIX generazione), fino ad arrivare agli attuali discendenti Chen Peilin, Chen Peishan e Chen Peiju (XX generazione della famiglia ed eredi di XII generazione dello stile).
I corsi di Taijiquan stile Chen Xiaojia organizzati dalla Scuola di Arti marziali Tradizionali Cinesi” Shen Long” fanno riferimento ai maestri Chen Peishan e Chen Peiju attraverso il loro referente in Italia e presidente di Italy Chen Xiaojia nella persona del maestro Carmela Filosa.
Prima di analizzare le origini del Taijiquan e in particolare dello stile Chen Xiaojia, è utile soffermarsi sul significato delle parole Wuji e Taiji e sull’origine dei caratteri che compongono questi due termini che sono alla base sia delle arti marziali sia della medicina tradizionale cinese.
Wuji
È l'energia allo stato puro, cioè non ancora manifestata, senza spazio e senza tempo, in uno stato di calma assoluta. Wu significa “non, niente, senza”, e quindi anche “assenza, negazione”; Ji significa “il limite estremo, lo zenit, il principio primo, polo”, e quindi anche “massimo, sommo”.
Wuji può essere tradotto come Assenza di Polarità. Gli antichi filosofi cinesi, infatti, spiegavano l’origine dell’Universo dicendo che questo, all’inizio, era in uno stato di Wuji, “assenza di polarità”, ovvero “assenza di differenziazione” (un po’ come ciò che i filosofi occidentali definivano “il caos primordiale”). Il Wuji sarebbe, quindi, quello stato di vuoto primordiale che precede la nascita del mondo.
Taiji
Una frase dell’Yijing dice: «Wuji er sheng Taiji», che può essere tradotta: «il Wuji generò il Taiji», cioè dal vuoto che c’era prima di tutto (Wuji) venne lo stato di equilibrio (Taiji), dal vuoto iniziale parte tutto e a quel vuoto tutto tende a far ritorno.
Quando l’energia allo stato Wuji inizia a muoversi, dà origine a una polarizzazione primordiale, ne scaturiscono negativo e positivo, yin e yang. Il processo d’interazione tra queste due forze primordiali opposte, espressione essenziale del Wuji, fu chiamato dai taoisti Taiji.
Tutta la molteplicità dei fenomeni, tutto l’universo, visibile o invisibile, è il risultato dell'interazione tra yin e yang. Dal Wuji scaturirono quindi le due polarità di segno diverso, considerate i principi fondamentali dell’universo: yang, il principio maschile, positivo, rappresentato dal colore bianco e yin, il principio femminile, negativo, rappresentato dal colore nero. Questi due principi, però, interagirono immediatamente dando origine al Taiji, la Suprema Polarità, quindi la dualità di cui si è parlato, esistente in ogni parte del cosmo, trova in realtà la sua unità nel Taiji.
Le origini del Taijiquan
Attualmente, molti si chiedono se il Taijiquan sia ancora un’arte marziale o sia diventato solo una ginnastica terapeutica o, piuttosto, una forma di meditazione dinamica. In realtà, esso comprende tutto questo e altre cose ancora.
Secondo il Maestro Chen Peishan, possiamo distinguere all’interno del Taijiquan tre aspetti importanti: i movimenti del corpo, l’abilità marziale e la teoria che vi è alla base.
I movimenti del corpo comprendono a loro volta tre aspetti: l’intenzione (yi, il lavoro di consapevolezza intrinseco in ogni azione), il qi e la forma (xing), quest’ultima intesa sia come “forma esterna” (il gesto come appare all’esterno), sia come “forma interna” (il gesto come lavoro che scaturisce dall’interno).
L’abilità marziale, similmente, comprende vari aspetti, tra cui il tuishou (spinta con le mani a coppia), il sanshou (il combattimento libero) e lo studio delle varie armi; per comprendere il Taijiquan da un punto di vista marziale non si può prescindere dallo studio di questi elementi, oltre che, ovviamente, dal lavoro sul movimento fisico.
Infine la teoria che è alla base del Taijiquan proviene sia dalle antiche filosofie orientali, quali il Taoismo, il Confucianesimo e il Buddhismo, sia dalla medicina tradizionale cinese e dai metodi per preservare e migliorare la salute e inoltre, cosa ancora più importante, si fonda su una ricchezza etica e spirituale che rappresenta il cardine dell’insegnamento. Si comprende, quindi, che sarebbe un po’ riduttivo classificare il Taijiquan semplicemente come ginnastica o forma di meditazione; è vero, piuttosto, che ognuno di noi può scegliere di praticarlo in parte, ad esempio come ginnastica terapeutica, o totalmente, ossia come “arte”.
Molte sono le leggende sull’origine del Taijiquan. La prima e più diffusa tramanda che esso sia stato ideato da Zhang Sanfeng, leggendario monaco taoista dei Monti Wudang nato alla fine della dinastia Song (960 – 1279), il quale, vedendo combattere un serpente con una gru e studiando i loro movimenti flessibili e rotondi, capì l’importanza dell’alternarsi dello yin e dello yang, elementi che formano la base del Taijiquan.
Secondo un’altra leggenda, Zhang Sanfeng avrebbe ideato questo metodo grazie ad un sogno nel quale l’imperatore Xuandi in persona gli avrebbe insegnato la tecnica di combattimento a mani nude, tanto che al risveglio fu in grado di sconfiggere e uccidere da solo cento banditi.
In un’altra versione, le origini del Taijiquan risalirebbero alla dinastia Tang (618-907), vedendone l’ideatore in un eremita di nome Xu Xuanping e infine qualcuno sostiene che un certo Wang Zongyue, all’epoca della dinastia Qing (1644-1912), di passaggio nel villaggio di Chenjiagou, avesse trasmesso il Taijiquan alla famiglia Chen (versione sostenuta da Wu Yuxiang, fondatore della scuola Wu di Taijiquan, il cui fratello Wu Chengqing avrebbe ritrovato i trattati sul Taijiquan scritti da Wang Zongyue).
Tutte queste, però, sono solo versioni che tentano di elevare al rango di verità storielle mitologiche senza filo conduttore con l’intenzione di rafforzare questa o quella scuola e, alla fine, incontrano numerose difficoltà a rendere plausibili le proprie affermazioni, soprattutto alla luce di un’attenta perizia storica.
Dal 1930 al 1932, l’ex editore in capo del Zhongyang Guoshuguan, Su Tanghao, famoso nel mondo marziale, andò tre volte di seguito nel luogo d’origine del Taijiquan - il villaggio Chenjiagou, nel distretto di Wenxian, Provincia dell’Henan - vi trascorse parecchi mesi, ricercò e investigò profondamente, esaminò le cronache locali, la “Raccolta dei documenti di Zhongzhou” (Zhongzhou Wenxianji), gli “Annali distrettuali di Wenxian” (Wenxian Xianzhi), la “Genealogia della Famiglia Chen” (Chenshi Jiacheng), i manoscritti originali di Chen Xin e inoltre ritratti, oggetti, lapidi, tombe di personaggi del Taijiquan del passato e quanto altro materiale a riguardo, e solo allora confermò che l’iniziatore del Taijiquan fu l’antenato di IX generazione della famiglia Chen di Chenjiagou, Chen Wangting, nel periodo compreso tra la fine dei Ming (1368-1644) e l’inizio dei Qing (1644-1912).
Chenjiagou si trova a cinque chilometri ad est della città distrettuale di Wenxian e 600 anni fa si chiamava Changyangcun. Dopo l’ascesa al potere della dinastia Ming, essendosi verificato un calo demografico nella prefettura di Huaiqing dell’Henan, si forzò la popolazione dello Shanxi a trasferirsi in questa zona per supplire a ciò. Fu così che, nel quinto anno dell’imperatore Hongwu (1372), Chen Bo, primo antenato della famiglia Chen, dalla prefettura d’origine Zezhou dello Shanxi, guidando la sua famiglia, fu costretto a trasferirsi nella prefettura di Huaiqing, distretto di Qingyang, insediandosi in un posto dove c’era abbondanza di erba per costruire case.
Egli era un uomo onesto, sincero, generoso e buono, inoltre molto esperto nell’uso delle armi. Poiché le persone delle zone confinanti avevano tutte una buona opinione di lui, chiamarono il luogo dove egli viveva “Chen Bo Zhuang” (Villaggio di Chen Bo). Dopo due anni, poiché la terra in questo posto era bassa e stretta, tutta la famiglia si trasferì ancora una volta spostandosi a Changyangcun, nel distretto di Wenxian. In seguito i membri della famiglia divennero numerosi e Changyangcun fu ribattezzata Chenjiagou, il Villaggio (letteralmente fossato) della Famiglia Chen.
All’inizio, essi posero particolare attenzione alla coltivazione della terra e alla costruzione delle case, intanto si esercitavano nell’uso delle armi che erano considerate il sapere di famiglia, tramandato attraverso le varie generazioni, mentre gli studi letterari erano abbastanza trascurati.
È per questo motivo che i personaggi e le gesta compresi nel periodo che va dall’insediamento della famiglia a Chenjiagou fino alla metà del 1700 mancarono di un’accurata documentazione scritta ed anche per quanto riguarda l’aspetto delle arti marziali molto è andato perso.
Chen Wanting
Chen Wangting (1600-1680), detto anche Zouting, IX generazione della famiglia Chen, era un uomo che eccelleva sia nelle Lettere sia nelle Arti Marziali, infatti aveva superato entrambi gli esami imperiali. Egli creò un sistema davvero unico e completo integrando le sue conoscenze marziali e quelle che erano state tramandate all’interno della sua famiglia con la teoria della medicina tradizionale cinese e le ginnastiche respiratorie taoiste.
Chen Wangting studiava con profondo interesse la filosofia di Huangdi e Laozi e, sulla base della dottrina dello yin e yang appartenente alla filosofia classica contenuta nell’Yijing, e riferendosi ai principi della teoria dei jing luo (Canali e Collaterali) della medicina tradizionale cinese, migliorò costantemente la propria abilità dando origine a cinque sequenze di Taijiquan (Taiji Wu Tao Quan), cinque Forme di Pugni (Wu Tao Chui), Tredici Posizioni (Shisan Shi), il Pugno di Cannone (Pao Chui), la Forma Lunga di Taijiquan delle 108 Posizioni (108 Shi Taiji Changquan) e inoltre varie sequenze di armi, tra cui lancia, spada, sciabola, bastone, mazza, frusta, ecc.
Di particolare e unico creò anche il tuishou in coppia (spinta con le mani) e la “lancia appiccicosa” in coppia, elaborando ciò che i suoi predecessori non avevano ancora elaborato e lasciando ai posteri un’eredità preziosa, orgoglio dell’antica cultura del popolo cinese: un sistema di combattimento completo che si rivelò efficace non solo come metodo di autodifesa, ma anche come mezzo di preservazione della salute.
Sul come e perché si fosse dedicato, alla fine della sua carriera militare, alla sistematizzazione delle arti marziali di famiglia e, quindi, alla creazione del Taijiquan, si può leggere direttamente in uno dei suoi scritti in prosa, dove si evincono, tra l’altro, il suo scetticismo nei confronti del nuovo governo (era stato fedele ai regnanti della dinastia Ming) e la sua volontà a ritirarsi a vita privata, lontano dagli echi del mondo:
“Ripensando agli anni passati, indossando l’uniforme e con le armi in pugno, ho spazzato via masse di nemici, molte volte ho affrontato le difficoltà e ho avuto molte concessioni imperiali, tutto invano! Arrivato ai giorni nostri, sono vecchio e malandato, mi resta solo il Classico della Corte Gialla come compagno.
Quando non ho niente da fare invento lo stile, quando sono impegnato aro i campi, approfitto del rimanente tempo libero e insegno ai miei figli, fratelli e nipoti a diventar draghi e diventar tigri per la loro convenienza.
Le tasse di cereali che dovevo dare all’ufficio le ho date, i debiti che dovevo restituire ai privati li ho dati subito, l’orgoglio e l’adulazione non si devono usare, essere tolleranti e concilianti innanzitutto; tutti dicono che sono folle, tutti dicono che sono confuso, ma io non ascolto quello che dicono gli altri, non alzo la cresta, non bado alle chiacchiere, rimango diligente e accorto.
In cuor mio sono spesso rilassato e tranquillo, non ho desiderio di fama e vantaggio perché ho penetrato in profondità gli intrighi e ho visto attraverso la società; vado a pescare per nutrire la mia persona e rilassarmi, vado a visitare dei bei luoghi montani, riuscire non è affar mio, perdere nemmeno è affar mio.
È come se avessi ottenuto un confine di mondo in pace e tranquillo, dove ogni giorno passa quietamente come al solito; non ho richieste, non domando, lascio che le cose prendano il loro corso, quando mai mi preoccupo delle snobberie della società! Uso il mio metodo per capire il mondo, non ho niente a che vedere col successo e non ho niente a che vedere col fallimento, se non sono io immortale, chi è immortale?”
(Scritto durante il 13° anno di Kangxi nella casa di famiglia della provincia Luzhang)
La diffusione del Taijiquan e gli stili più famosi
“Temo il passare del tempo, e non ho la pazienza per aspettare ancora; temo anche che l’arte marziale si dividerà in scuole e branche e che la vera conoscenza andrà persa.
Per questa ragione nel mio tempo libero faccio tutto ciò che posso per spiegare e chiarire i segreti profondi dell’arte, e descriverla dettagliatamente”. (Chen Xin, XVI generazione della famiglia Chen).
Fino al 1800 circa, il Taijiquan era praticato solo all’interno della famiglia Chen, che lo custodiva gelosamente. Fu Chen Changxing (1771-1853), discendente di XIV generazione, che per primo contribuì a divulgare il Taijiquan fuori dalla famiglia Chen, insegnandolo a Yang Luchan (1789-1872). Costui proveniva da una famiglia di contadini del distretto di Yongnian, Provincia dell’Hebei, e si recò a Chenjiagou per studiare il Taijiquan all’interno della famiglia Chen. Dopo aver studiato per quasi venti anni, ritornò al suo paese natio e trasmise l’arte ai suoi figli, Yang Banhou, Yang Jianhou e Yang Fenghou che sistematizzarono ognuno modalità diverse dell’insegnamento paterno. Yang Jianhou trasmise a sua volta lo stile ai figli, Yang Shaohou e Yang Chenfu (1883-1936), e quest’ultimo diffuse la conoscenza del Taijiquan in tutta la Cina.
Yang Banhou insegnò a molti allievi, tra cui Wu Quanyou (1834-1902), di etnia mancese, fondatore dello stile Wu che trasmise quest’arte a suo figlio, Wu Jianquan (1870-1942).
Il fondatore dello stile Wu di Taijiquan fu, invece, Wu Heqing, meglio noto come Wu Yuxiang (1812-1880). Egli, all’inizio, studiò l’arte nel suo paese natale (distretto di Yongnian) con lo stesso Yang Luchan, quindi si perfezionò sotto la guida di Chen Qingping (1795-1868), XV generazione della famiglia Chen. Wu Yuxiang insegnò a suo nipote, Li Yiyu (1832-1892), e questi trasmise le sue conoscenze ad Hao Weizhen (1849-1920).
Hao Weizhen insegnò a suo figlio, Hao Yueru, e a Sun Lutang (1860-1932), fondatore dello stile Sun, che fuse insieme le conoscenze degli stili da lui praticati in precedenza (Xingyiquan e Baguazhang) col Taijiquan di Wu Yuxiang, sviluppando uno stile del tutto personale.
Chen Qingping, che sin da piccolo aveva appreso l’arte del Taijiquan da Chen Youben (XIV generazione) a Chenjiagou, oltre ad insegnare a Wu Yuxiang, trasmise lo stile Chen nel vicino villaggio di Zhaobao, insegnando a Zhang Kai, He Zhaoyuan (fondatore dello stile Zhaobao), Li Jingyan (fondatore dello stile Huleijia o Struttura del Tuono Improvviso), ecc.
A partire quindi da Chen Changxing e Chen Qingping, l’arte è stata trasmessa all’esterno della famiglia e ha subito un’evoluzione, durata oltre trecento anni, nel corso della quale altri stili di Taijiquan sono derivati dal più antico stile Chen, come, appunto, lo Yang, il Wu (Jianquan), il Wu (Yuxiang), il Sun, lo Zhaobao, lo stile Hao.
Lo stesso stile Chen si è diviso in due scuole principali, la Xiaojia o Piccola Struttura e la Dajia o Grande Struttura, quest’ultima comprende a sua volta due varianti, la Laojia o Vecchia Struttura e la Xinjia o Nuova Struttura.
La Piccola Struttura (Xiaojia) rappresenta il metodo di pratica più tradizionale all’interno dell’intero sistema del Taijiquan stile Chen.
I fondamenti teorici del Taijiquan stile Chen Xiaojia
Nella pratica del Taijiquan stile Chen, in generale, si enfatizza la riduzione dei cerchi da grandi a piccoli, quindi da piccoli a “non cerchi”, fase che è considerata il picco della perfezione nell’arte. Ancora oggi, come metodo di allenamento, l’insegnante, per aiutare lo studente a imparare i rudimenti dell’arte più velocemente, ingrandisce i movimenti della sequenza, in modo che lo studente cominci a imparare prima dai cerchi esterni, grandi. Dopo un periodo di pratica, quando lo studente ha già imparato a muoversi in modo rotondo, circolare, i cerchi grandi sono gradualmente ridotti in piccoli, i cerchi esterni in interni, la forza spiraleggiante “come avvolgere un filo di seta” (chansijin) è trasferita lungo i percorsi della forza (jinlu) sul dorso, le braccia e le gambe; in questo modo si può raggiungere il livello più alto di abilità, cioè i cerchi non sono espressi all’esterno.
Durante lo sviluppo del Taijiquan, questi metodi differenti di pratica furono chiamati “Grande Struttura” e “Piccola Struttura” (o anche “Grandi Cerchi” e “Piccoli Cerchi”). In realtà, anche i praticanti della Grande Struttura enfatizzano la riduzione graduale dei cerchi da grandi a piccoli, quindi, i processi della pratica sono fondamentalmente molto simili, per questa ragione è detto che “la Grande Struttura non è grande, la Piccola Struttura non è piccola”.
Storicamente il Taijiquan stile Chen non aveva alcuna divisione al suo interno. Infatti, prima di Chen Youben, discendente di XIV generazione della famiglia Chen ed erede di 6ª generazione dello stile, era stato trasmesso solamente un unico metodo di pratica; fu costui il personaggio chiave che giocò un ruolo decisivo nel dividere il Taijiquan stile Chen in Grande e Piccola Struttura.
Egli era figlio di Chen Gongzhao, artista marziale di grande valore, e aveva ricevuto la “perla del dragone” (cioè la vera trasmissione del Taijiquan). Secondo quanto documentato nella “Genealogia della Famiglia Chen”, egli istruì i suoi figli e i nipoti nell’arte del Taijiquan, ebbe una vita modesta e in quell’epoca la maggior parte delle persone che eccellevano nel Taijiquan erano suoi discepoli. Tra gli allievi famosi ci fu anche Chen Gengyun, discendente di XV generazione della famiglia Chen.
Poiché il padre di Chen Gengyun, Chen Changxing, faceva da scorta a carovane lontano da casa ed era tutto l’anno in giro, suo figlio, per poter lavorare insieme a lui, chiese a Chen Youben di insegnargli. Per aiutare Chen Gengyun a diventare abile nel più breve tempo possibile, Chen Youben, pur preservando la quintessenza della Prima Sequenza in Tredici Posizioni, mise enfasi sulle “esplosioni di forza” (baofali), ingrandì i movimenti e allenò Chen Gengyun per oltre un anno, creando un certo tipo di struttura. Da allora, per differenziare quest’ultima dalla Prima Sequenza in Tredici Posizioni, la gente del villaggio cominciò a chiamarle “Piccoli Cerchi” e “Grandi Cerchi”.
Chen Gengyun passò questa struttura ai membri della sua famiglia; essa fu anche insegnata a Chen Fake, suo nipote, che nel 1928 fu invitato a Pechino per insegnare arti marziali e lì rese nota la struttura al pubblico. Le generazioni successive cominciarono a riferirsi a quest’ultima come “Grande Struttura” (Dajia), e invece al sistema tradizionale come “Piccola Struttura” (Xiaojia).
Secondo quanto scritto in alcuni libri, Chen Youben fece alcuni cambiamenti alle sequenze originali, abbandonando gradualmente alcuni movimenti più difficili e vigorosi, e creò così la Nuova Struttura (Xinjia), detta anche Piccola Struttura, ma tali affermazioni sono infondate e contraddittorie. La Xinjia, infatti, fu creata da Chen Fake e perfezionata da suo figlio, Chen Zhaokui, soltanto nella prima metà del 1900, mentre la Xiaojia esisteva già prima di Chen Youben, come dimostrano le fonti. Fra tutte, basti citare il “Trattato Illustrato sul Taijiquan della Famiglia Chen” (Chenshi Taijiquan Tushuo) scritto da Chen Xin (detto anche Chen Pinsan, XVI generazione della famiglia) e considerato la “Bibbia delle Arti Marziali”, al cui interno sono descritti proprio i movimenti che sono praticati nel sistema della Piccola Struttura. In tutto il libro non c’è alcun cenno alla divisione del Taijiquan stile Chen in Grande Struttura e Piccola Struttura e questo prova che lo stile documentato nel “Trattato Illustrato sul Taijiquan della Famiglia Chen” dovrebbe essere il più vicino all’arte originale creata da Chen Wangting.
Inoltre, anche l’affermazione che la Xiaojia fu creata abbandonando gradualmente alcuni movimenti più difficili e vigorosi è priva di fondamenta, basti considerare alcuni movimenti, tuttora presenti nelle sequenze della Piccola Struttura e che non appaiono altrove, che presentano una notevole difficoltà di esecuzione, come il “Doppio calcio di tallone”.
Per ironia della sorte, però, proprio il metodo di pratica più tradizionale all’interno del Taijiquan è rimasto quasi sconosciuto fino a poche decine di anni fa, sia perché la Piccola Struttura era tramandata solo tra i membri della famiglia, sia perché erano richiesti dei requisiti molto severi nella pratica e nelle relazioni tra insegnante e studenti (giacché la Piccola Struttura ha un sistema teorico davvero completo e un severo metodo di pratica, la gente a Chenjiagou la elogia come “Struttura del Gongfu” - Gongfu Jia - o “Struttura Speciale” - Kan Jia Quan, kan jia significa letteralmente “badare alla casa”).
Comunque, oggigiorno, la situazione sta cambiando rapidamente, poiché esponenti della Piccola Struttura dello stile Chen hanno già cominciato a insegnare a gente esterna in tutto il mondo e questo stile, così tradizionale e originale, sta incontrando il plauso di un numero sempre maggiore di appassionati.
Tra i rappresentanti contemporanei della Piccola Struttura del Taijiquan stile Chen ricordiamo: Chen Honglie, Chen Kedi, Chen Kezhong, Chen Boxiang (tutti discendenti di XVIII generazione), Chen Boxian, Chen Liqing e Chen Lixian (XIX generazione), fino ad arrivare agli attuali discendenti Chen Peilin, Chen Peishan e Chen Peiju (XX generazione della famiglia ed eredi di XII generazione dello stile).
I corsi di Taijiquan stile Chen Xiaojia organizzati dalla Scuola di Arti marziali Tradizionali Cinesi” Shen Long” fanno riferimento ai maestri Chen Peishan e Chen Peiju attraverso il loro referente in Italia e presidente di Italy Chen Xiaojia nella persona del maestro Carmela Filosa.