Qigong
Il Qigong, come attività fisica per mantenere la salute, ha una storia di parecchie migliaia di anni in Cina. Secondo la tradizione, ai tempi del leggendario imperatore Yao (circa 4000 anni fa) la gente aveva già capito che danzare poteva rinforzare la salute. Per esempio, il capitolo “Sulla musica antica” degli “Annali delle Primavere e Autunni del Signor Lu” (Lu Shi Chunqiu, 239 a.C.) riportava:
“Da tempi remoti […], lo yin tende a stagnare e ad incubare in modo latente e si accumula nelle profondità del corpo, i passaggi dell’acqua sono quindi ostruiti e l’acqua non scorre più nei suoi giusti canali originari; il qi cova e ristagna dentro il corpo; i muscoli e le ossa si rimpiccioliscono e si accorciano e non possono stendersi completamente, perciò la danza è creata di conseguenza per rimuovere il ristagno e l’ostruzione”.
Si riteneva che la vita fosse strettamente legata al movimento, perciò, nella stessa opera, ancora si legge:
“L’acqua corrente non diventerà mai stagnante, il cardine della porta non sarà mai mangiato dai tarli. Essi non si fermano mai nella loro attività: ecco perché!”
Della stessa opinione era anche Laozi (VI secolo a.C.):
“La durezza e la rigidità sono compagne della morte, la morbidezza e la flessibilità sono compagne della vita”.
Più tardi, alcune danze diventarono gradualmente terapie fisiche e respiratorie. Nel processo di lotta contro la natura, gli antichi capirono gradualmente che certe azioni, particolari modalità respiratorie e la pronuncia di alcuni suoni possono regolare alcune funzioni del corpo umano, come ad esempio stendere gli arti può dissipare calore, raggomitolare il corpo non lascia passare il freddo, il suono “ha” può disperdere calore e rimuovere il ristagno, il suono “xu” può alleviare il dolore. Zhuangzi (IV secolo a.C.) scrisse:
“Soffiare e sbuffare, esalare e inalare, liberarsi del vecchio e prendere il nuovo (tu gu na xin), contrarsi come l’orso e allungarsi come l’uccello, tutto aiuta a prolungare la vita”.
Fu proprio durante il I millennio a.C. che il Qigong ricevette una sua sistematizzazione e indipendenza e le varie scuole di pensiero si differenziarono nelle proprie teorie sul mantenimento della salute e il concetto del qi, ritenuto essenza della vita.
La più antica raccolta medica generale ancora esistente in Cina, il “Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo” (Huangdi Neijing), compilato tra il terzo e il primo secolo a.C., spiegava sistematicamente i principi del Qigong, i metodi di allenamento e gli effetti della pratica del Qigong. Per esempio:
“Rimani disinvolto e vuoto e allora seguirà il qi genuino; mantieni una mente sana, come potranno sopraggiungere le malattie?”; o ancora: “Esala e inala il qi essenziale, concentra lo spirito per mantenere la mente sana, i muscoli e la carne uniti come una cosa sola”.
Nella sezione delle “Domande Semplici” (Suwen) della stessa opera è riportato:
“Quelli che soffrono di disturbi dovuti a lentezza renale, possono rivolgersi verso il sud dalle 3 alle 5 del mattino, sgombrare la mente da tutti i pensieri, trattenere il fiato senza respirare per sette volte, ingoiare il respiro allungando leggermente il collo per mandarlo giù scorrevolmente, come se si stesse ingoiando qualcosa di molto pesante. Dopo aver fatto questo per sette volte, ingoiare l’abbondante saliva sublinguale”.
Se osserviamo lo sviluppo storico della Medicina Tradizionale Cinese, notiamo che i medici durante le varie epoche prestarono tutti grande attenzione al Qigong ed ebbero anche importanti cognizioni a riguardo. Nel “Trattato su Malattie Febbrili ed Eterogenee” (Shanghan Zabing Lun, circa III secolo d.C.) scritto da Zhang Zhongjing, eminente medico della dinastia Han, ci sono annotazioni sull’uso del Qigong per curare le malattie:
“Non appena si sentano gli arti pesanti e intorpiditi, si faccia ricorso a trattamenti quali daoyin, tuna (espirazione e inspirazione), agopuntura e massaggi strofinando con unguenti, in modo da non far chiudere completamente i nove orifizi”.
Il suo contemporaneo, il famoso medico Hua Tuo (II secolo d.C.), creò una serie di esercizi per la salute chiamati “Il Gioco dei Cinque Animali” (Wuqinxi) che imitavano i movimenti e i gesti della tigre, del cervo, dell’orso, della scimmia e della gru, allo scopo di “far circolare liberamente il sangue e prevenire le malattie”.
Ge Hong (III secolo d.C.), un famoso medico e alchimista taoista della dinastia Jin Orientale, indicò nel suo libro Baopuzi, il “Maestro che Abbraccia la Semplicità”:
“Flettere o allungare, chinarsi in avanti o guardare in su, camminare o stare distesi, appoggiarsi o stare in piedi, avere una certa andatura o passeggiare, cantare o respirare, sono tutti metodi di daoyin”.
Egli riteneva che la funzione del Qigong fosse quella di “curare le malattie non ancora contratte e drenare il qi discordante. Non appena riesca a lavorare, il qi fluirà senza impedimenti dappertutto”.
Durante i periodi Ming (1368 – 1644) e Qing (1644 – 1911) i medici padroneggiavano a fondo e applicavano ampiamente il Qigong, per questo motivo la letteratura a riguardo è molto ricca. Solo per citare uno dei più famosi, Li Shizhen (1518 – 1593), medico e farmacologo, scrisse nel suo “Studio sugli Otto Canali Straordinari” (Qijing Bamai Kao): “La scena interna e i Canali possono essere percepiti chiaramente solo da quelli che possono vedere interiormente”. Indicò anche nel suo “Libro guida all’Agopuntura e alla Moxibustione” (Zhenjiu Zhinan) che quelli che imparano l’agopuntura e la moxibustione dovrebbero prima praticare esercizi seduti immobili, così “nel corpo umano la circolazione di qi e sangue nei canali e l’apertura e chiusura delle attività funzionali del qi può avere un fondamento attendibile”.
Fu all’incirca in questi stessi periodi che il Qigong divenne anche parte integrante delle arti marziali, come ad esempio lo Shaolinquan e il Taijiquan, poiché i praticanti di queste discipline dovevano sostenere allenamenti che richiedevano notevole forza e resistenza fisica.
In tempi moderni, dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, il Qigong ha ricevuto ulteriori importanti impulsi per il suo sviluppo e la sua diffusione da parte del settore medico-scientifico e molte ricerche in quest’ambito lo hanno elevato al rango di vera e propria scienza del corpo umano e della vita.
Il Qigong è l’arte e l’abilità di allenare il qi (la traduzione più adeguata è “soffio vitale”), “un tipo di regime psicosomatico volto alla prevenzione e al trattamento delle malattie, alla preservazione della salute e alla ricerca della longevità, attraverso l’allenamento della mente, del respiro e della postura e la regolazione dello stato fisiologico dell’organismo”. Si tratta, quindi, di esercizi fisici e mentali nei quali entra in azione l’iniziativa del soggetto.
Da un lato, il Qigong auto-regola attivamente le funzioni dell’organismo e mantiene un equilibrio dinamico, dall’altro, permette al corpo di produrre una provvista di energia, riducendone, allo stesso tempo, il consumo.
Il termine sembra aver fatto l’apparenza nel 1910 nel volume “I metodi ortodossi di Shaolin” incorporato poi in “Il segreto dell’arte marziale di Shaolin”. Il cap. 1 di quest’opera è intitolato Una breve presentazione del Qigong e dice: “Il termine si riferisce fondamentalmente alla tecnica o esercizi di respirazione, ma si estende anche ai metodi per rendere efficace la respirazione, cioè per dirigere il nei qi”. Quest’opera divenne estremamente popolare e così il termine finì per indicare tutte le forme di ginnastica ritmica ed ogni tecnica di respirazione e di concentrazione”.
A prescindere dal nome attribuitole, nel corso dei secoli questa pratica si è sviluppata e arricchita notevolmente, grazie all’apporto ricevuto da parte di medici, filosofi, religiosi, praticanti arti marziali fino ai moderni scienziati.
Il qi (riduttivamente tradotto, in linguaggio occidentale, energia), una componente fondamentale dell’individuo nella concezione della MTC, è l’energia vitale che si estrinseca in tutte le funzioni dell’organismo. Non visibile, non palpabile, esso è ritenuto una delle componenti indispensabili degli organismi viventi. Estremamente specializzato nell’organismo umano, tanto da comprendere in sé molti aspetti delle funzioni vitali, è stato da sempre oggetto di attenzione da parte dei cultori di queste discipline, il cui scopo è, appunto, quello di conservarlo e coltivarlo per raggiungere il benessere psicofisico.
Parte del mondo occidentale afferma, comunemente ed erroneamente, che il qigong consiste semplicemente in una “tecnica di respirazione”: si tratta di una traduzione non solo inesatta ma estremamente restrittiva ed incompleta, poiché il termine qi non ha un corrispettivo specifico nella lingua occidentale e comprende numerosi aspetti (“vapore, aria, soffio, spirito vitale, fluido, umore, attitudine, vigore, odore, sentire” - dizionario dell’Istituto P. Matteo Ricci di Parigi). Se analizziamo l’ideogramma del qi vediamo che le sue radici esprimono l’una un vapore in ascesa e l’altra un fascio di riso che, probabilmente, stanno a significare come da un “supporto” materiale si può generare energia. Da questa concezione vengono fuori i concetti di causa ed effetto, di forma e di sostanza, di materia ed energia; per cui l’uomo, a partire da un “soffio” che lo origina, può essere inteso come una condensazione di energia. Quindi la materia ha alla base il dinamismo dell’energia che le permette l’esistenza ed il movimento.
La medicina occidentale studia soprattutto la materia e cioè la struttura, l’organo e parte da essi per capire la sua funzione e quindi la sua energia. La medicina cinese e quella orientale in generale hanno intuito inizialmente l’esistenza dell’energia e, dal suo studio, sono arrivati a studiare la funzione ed infine l’organo. Quindi è estremamente interessante concepire le due medicine non in contrapposizione ma in integrazione perché, pur partendo da due concezioni opposte, arrivano entrambe alla convinzione dell’esistenza, nel mondo naturale, dell’energia e della materia nella loro stretta unità. Laozi, filosofo vissuto nel VI sec. a.C., nel Dao De Jing, scrive: ”Nell’indistinto c'è forma, nell’indistinto c'è materia. Nel mistero c'è l’essenza. Nell’essenza c'è il messaggio”. Questo ribadisce quanto detto prima che, cioè, il qi è un qualcosa che non si può né toccare né vedere ma che trasmette un qualche tipo di informazione ed è in continuo movimento. Alcuni fra gli indagatori più curiosi si sono cimentati, usando sofisticati strumenti di ricerca scientifica, ad esaminare i fenomeni determinati dai maestri di qigong durante la loro pratica ed hanno rilevato, ad esempio, l’emissione, dalle mani di questi maestri, di raggi infrarossi, elettricità statica, flusso di diverse particelle.
Dunque il termine qigong non identifica semplicemente inalazione di ossigeno ed emissione di anidride carbonica ma indica anche un qualche tipo di “messaggio” o di informazione veicolato da un proprio vettore di tipo sostanziale che potrebbe essere “energia” supportata da materia in quantità infinitesimale. In effetti i maestri di qigong, quando parlano del qi dell’uomo, preferiscono usare il termine “qi interno” o “qi autentico (vero)” per distinguerlo appunto dal qi comune o aria inspirata ed espirata. Seconda la MTC il “qi autentico” può essere distinto in qi interno congenito, prenatale, ereditato dai genitori, che si manifesta fin dalle prime fasi della vita, nel corso di formazione del feto e qi interno acquisito, postnatale, formato costantemente nel corpo a partire dal qi dell’aria e dal qi degli alimenti.
La vita umana e tutte le attività biologiche dell’uomo sono poste in essere dal qi prenatale e sono costantemente alimentate dal qi postnatale; entrambi questi tipi di qi sono in stretta relazione reciproca e compongono, appunto, il “qi autentico” indispensabile per le attività vitali dell’organismo. Il termine gong significa abilità, capacità, lavoro e nella parola qigong indica che attraverso la pratica e l’esercizio il “qi autentico” è spinto ad accrescersi, a specializzarsi, a “raffinarsi” ed a svolgere correttamente le proprie funzioni; inoltre indica un metodo per l’acquisizione progressiva delle capacità di dirigere questo qi.
Con il termine qigong si intende un particolare tipo di esercizio in cui si combinano la postura, il movimento, eseguito molto lentamente, una respirazione specifica ed un atteggiamento mentale che implica un particolare controllo dell’attenzione.
Si distinguono due categorie di qigong, il qigong naturale ed il qigong indotto.
Il qigong naturale è la particolare capacità di alcuni individui di attivare e dirigere coscientemente la propria energia vitale (qi), modulandone sia il movimento all’interno del proprio corpo che l’emissione all’esterno.
Il qigong indotto è uno stato fisico e mentale particolare, non ordinario, cui si arriva con esercizi continui di concentrazione mentale accompagnati da specifiche tecniche di postura o di movimento del corpo legate ad una peculiare respirazione. In tutta la Cina si sta dando grande diffusione alla conoscenza di questa pratica che trova sempre più ampia applicazione nel campo della medicina.
In Cina il qigong è utilizzato quale strumento terapeutico per sostenere e regolarizzare le funzioni di tutto l’organismo. Solo a titolo esemplificativo citerò i dati, estremamente interessanti, emersi da alcune ricerche cliniche e sperimentali.
L’elettroencefalogramma di chi pratica regolarmente il qigong rivela numerose onde alfa di frequenza pari a 8 hz e di ampiezza fino a 180 microvolt come a dimostrazione che la pratica di questa tecnica si concentra particolarmente sul SNC stimolandone le varie funzioni.
Per quanto riguarda la modificazione della respirazione si rileva che, durante l’esercizio, diminuisce la frequenza respiratoria e si allunga il tempo di respirazione; come conseguenza si ottiene un aumento del volume d’aria e della capacità vitale, un aumento del rapporto fra tempo espiratorio e tempo complessivo di respirazione, un aumento dell’ampiezza di movimento del diaframma e una diminuzione del volume d’aria al minuto. Nel corso di una respirazione profonda, apparentemente si osservano della pause mentre, in realtà, si eseguono piccoli atti respiratori superficiali. Da esperimenti condotti sugli animali risulta che, con l’eccitazione del centro espiratorio, lo stimolo si estende al parasimpatico mentre con l’eccitazione del centro inspiratorio lo stimolo si propaga al simpatico. Ciò dimostra che, attraverso la regolazione cosciente della respirazione, si può agire sulle disfunzioni del sistema neurovegetativo.
Il consumo di ossigeno, nell’esecuzione degli esercizi in posizione seduta o distesa, diminuisce del 30% rispetto a quello rilevato prima dell’esercizio; il metabolismo energetico decresce del 20% e si riducono anche la frequenza respiratoria ed il volume d’aria per minuto. Queste modificazioni rivelano uno stadio in cui il metabolismo è ridotto ed è proprio grazie al basso consumo energetico che si stabiliscono solide basi per il ripristino delle condizioni di salute eventualmente alterate.
Durante l’esecuzione degli esercizi di qigong, inoltre, gli organi della cavità addominale vengono “massaggiati” ritmicamente grazie al movimento prodotto dalla respirazione profonda di tipo addominale. Questo effetto si rileva in maniera particolare quando si ricorre a determinate tecniche di respirazione nelle quali il diaframma si muove con un’escursione 3-4 volte superiore al normale e la pressione intraddominale si modifica con una frequenza periodica per cui stomaco, intestini, fegato e milza vengono “massaggiati” . Questa azione stimola a sua volta la peristalsi, riduce il “ristagno” di sangue nei visceri, regola il sistema endocrino migliorando la digestione e l’assorbimento.
Per quanto riguarda il sistema cardiocircolatorio, si è constatato che la gittata cardiaca per minuto aumenta nelle persone che riescono a prolungare di più la fase inspiratoria, mentre diminuisce in coloro che prolungano maggiormente la fase espiratoria e questo grazie all’influsso sulla attività vagale cardiaca. Inoltre si è verificato che la pratica continuativa di questi esercizi può portare ad una diminuzione della frequenza cardiaca e ad un abbassamento della pressione arteriosa.
“Da tempi remoti […], lo yin tende a stagnare e ad incubare in modo latente e si accumula nelle profondità del corpo, i passaggi dell’acqua sono quindi ostruiti e l’acqua non scorre più nei suoi giusti canali originari; il qi cova e ristagna dentro il corpo; i muscoli e le ossa si rimpiccioliscono e si accorciano e non possono stendersi completamente, perciò la danza è creata di conseguenza per rimuovere il ristagno e l’ostruzione”.
Si riteneva che la vita fosse strettamente legata al movimento, perciò, nella stessa opera, ancora si legge:
“L’acqua corrente non diventerà mai stagnante, il cardine della porta non sarà mai mangiato dai tarli. Essi non si fermano mai nella loro attività: ecco perché!”
Della stessa opinione era anche Laozi (VI secolo a.C.):
“La durezza e la rigidità sono compagne della morte, la morbidezza e la flessibilità sono compagne della vita”.
Più tardi, alcune danze diventarono gradualmente terapie fisiche e respiratorie. Nel processo di lotta contro la natura, gli antichi capirono gradualmente che certe azioni, particolari modalità respiratorie e la pronuncia di alcuni suoni possono regolare alcune funzioni del corpo umano, come ad esempio stendere gli arti può dissipare calore, raggomitolare il corpo non lascia passare il freddo, il suono “ha” può disperdere calore e rimuovere il ristagno, il suono “xu” può alleviare il dolore. Zhuangzi (IV secolo a.C.) scrisse:
“Soffiare e sbuffare, esalare e inalare, liberarsi del vecchio e prendere il nuovo (tu gu na xin), contrarsi come l’orso e allungarsi come l’uccello, tutto aiuta a prolungare la vita”.
Fu proprio durante il I millennio a.C. che il Qigong ricevette una sua sistematizzazione e indipendenza e le varie scuole di pensiero si differenziarono nelle proprie teorie sul mantenimento della salute e il concetto del qi, ritenuto essenza della vita.
La più antica raccolta medica generale ancora esistente in Cina, il “Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo” (Huangdi Neijing), compilato tra il terzo e il primo secolo a.C., spiegava sistematicamente i principi del Qigong, i metodi di allenamento e gli effetti della pratica del Qigong. Per esempio:
“Rimani disinvolto e vuoto e allora seguirà il qi genuino; mantieni una mente sana, come potranno sopraggiungere le malattie?”; o ancora: “Esala e inala il qi essenziale, concentra lo spirito per mantenere la mente sana, i muscoli e la carne uniti come una cosa sola”.
Nella sezione delle “Domande Semplici” (Suwen) della stessa opera è riportato:
“Quelli che soffrono di disturbi dovuti a lentezza renale, possono rivolgersi verso il sud dalle 3 alle 5 del mattino, sgombrare la mente da tutti i pensieri, trattenere il fiato senza respirare per sette volte, ingoiare il respiro allungando leggermente il collo per mandarlo giù scorrevolmente, come se si stesse ingoiando qualcosa di molto pesante. Dopo aver fatto questo per sette volte, ingoiare l’abbondante saliva sublinguale”.
Se osserviamo lo sviluppo storico della Medicina Tradizionale Cinese, notiamo che i medici durante le varie epoche prestarono tutti grande attenzione al Qigong ed ebbero anche importanti cognizioni a riguardo. Nel “Trattato su Malattie Febbrili ed Eterogenee” (Shanghan Zabing Lun, circa III secolo d.C.) scritto da Zhang Zhongjing, eminente medico della dinastia Han, ci sono annotazioni sull’uso del Qigong per curare le malattie:
“Non appena si sentano gli arti pesanti e intorpiditi, si faccia ricorso a trattamenti quali daoyin, tuna (espirazione e inspirazione), agopuntura e massaggi strofinando con unguenti, in modo da non far chiudere completamente i nove orifizi”.
Il suo contemporaneo, il famoso medico Hua Tuo (II secolo d.C.), creò una serie di esercizi per la salute chiamati “Il Gioco dei Cinque Animali” (Wuqinxi) che imitavano i movimenti e i gesti della tigre, del cervo, dell’orso, della scimmia e della gru, allo scopo di “far circolare liberamente il sangue e prevenire le malattie”.
Ge Hong (III secolo d.C.), un famoso medico e alchimista taoista della dinastia Jin Orientale, indicò nel suo libro Baopuzi, il “Maestro che Abbraccia la Semplicità”:
“Flettere o allungare, chinarsi in avanti o guardare in su, camminare o stare distesi, appoggiarsi o stare in piedi, avere una certa andatura o passeggiare, cantare o respirare, sono tutti metodi di daoyin”.
Egli riteneva che la funzione del Qigong fosse quella di “curare le malattie non ancora contratte e drenare il qi discordante. Non appena riesca a lavorare, il qi fluirà senza impedimenti dappertutto”.
Durante i periodi Ming (1368 – 1644) e Qing (1644 – 1911) i medici padroneggiavano a fondo e applicavano ampiamente il Qigong, per questo motivo la letteratura a riguardo è molto ricca. Solo per citare uno dei più famosi, Li Shizhen (1518 – 1593), medico e farmacologo, scrisse nel suo “Studio sugli Otto Canali Straordinari” (Qijing Bamai Kao): “La scena interna e i Canali possono essere percepiti chiaramente solo da quelli che possono vedere interiormente”. Indicò anche nel suo “Libro guida all’Agopuntura e alla Moxibustione” (Zhenjiu Zhinan) che quelli che imparano l’agopuntura e la moxibustione dovrebbero prima praticare esercizi seduti immobili, così “nel corpo umano la circolazione di qi e sangue nei canali e l’apertura e chiusura delle attività funzionali del qi può avere un fondamento attendibile”.
Fu all’incirca in questi stessi periodi che il Qigong divenne anche parte integrante delle arti marziali, come ad esempio lo Shaolinquan e il Taijiquan, poiché i praticanti di queste discipline dovevano sostenere allenamenti che richiedevano notevole forza e resistenza fisica.
In tempi moderni, dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, il Qigong ha ricevuto ulteriori importanti impulsi per il suo sviluppo e la sua diffusione da parte del settore medico-scientifico e molte ricerche in quest’ambito lo hanno elevato al rango di vera e propria scienza del corpo umano e della vita.
Il Qigong è l’arte e l’abilità di allenare il qi (la traduzione più adeguata è “soffio vitale”), “un tipo di regime psicosomatico volto alla prevenzione e al trattamento delle malattie, alla preservazione della salute e alla ricerca della longevità, attraverso l’allenamento della mente, del respiro e della postura e la regolazione dello stato fisiologico dell’organismo”. Si tratta, quindi, di esercizi fisici e mentali nei quali entra in azione l’iniziativa del soggetto.
Da un lato, il Qigong auto-regola attivamente le funzioni dell’organismo e mantiene un equilibrio dinamico, dall’altro, permette al corpo di produrre una provvista di energia, riducendone, allo stesso tempo, il consumo.
Il termine sembra aver fatto l’apparenza nel 1910 nel volume “I metodi ortodossi di Shaolin” incorporato poi in “Il segreto dell’arte marziale di Shaolin”. Il cap. 1 di quest’opera è intitolato Una breve presentazione del Qigong e dice: “Il termine si riferisce fondamentalmente alla tecnica o esercizi di respirazione, ma si estende anche ai metodi per rendere efficace la respirazione, cioè per dirigere il nei qi”. Quest’opera divenne estremamente popolare e così il termine finì per indicare tutte le forme di ginnastica ritmica ed ogni tecnica di respirazione e di concentrazione”.
A prescindere dal nome attribuitole, nel corso dei secoli questa pratica si è sviluppata e arricchita notevolmente, grazie all’apporto ricevuto da parte di medici, filosofi, religiosi, praticanti arti marziali fino ai moderni scienziati.
Il qi (riduttivamente tradotto, in linguaggio occidentale, energia), una componente fondamentale dell’individuo nella concezione della MTC, è l’energia vitale che si estrinseca in tutte le funzioni dell’organismo. Non visibile, non palpabile, esso è ritenuto una delle componenti indispensabili degli organismi viventi. Estremamente specializzato nell’organismo umano, tanto da comprendere in sé molti aspetti delle funzioni vitali, è stato da sempre oggetto di attenzione da parte dei cultori di queste discipline, il cui scopo è, appunto, quello di conservarlo e coltivarlo per raggiungere il benessere psicofisico.
Parte del mondo occidentale afferma, comunemente ed erroneamente, che il qigong consiste semplicemente in una “tecnica di respirazione”: si tratta di una traduzione non solo inesatta ma estremamente restrittiva ed incompleta, poiché il termine qi non ha un corrispettivo specifico nella lingua occidentale e comprende numerosi aspetti (“vapore, aria, soffio, spirito vitale, fluido, umore, attitudine, vigore, odore, sentire” - dizionario dell’Istituto P. Matteo Ricci di Parigi). Se analizziamo l’ideogramma del qi vediamo che le sue radici esprimono l’una un vapore in ascesa e l’altra un fascio di riso che, probabilmente, stanno a significare come da un “supporto” materiale si può generare energia. Da questa concezione vengono fuori i concetti di causa ed effetto, di forma e di sostanza, di materia ed energia; per cui l’uomo, a partire da un “soffio” che lo origina, può essere inteso come una condensazione di energia. Quindi la materia ha alla base il dinamismo dell’energia che le permette l’esistenza ed il movimento.
La medicina occidentale studia soprattutto la materia e cioè la struttura, l’organo e parte da essi per capire la sua funzione e quindi la sua energia. La medicina cinese e quella orientale in generale hanno intuito inizialmente l’esistenza dell’energia e, dal suo studio, sono arrivati a studiare la funzione ed infine l’organo. Quindi è estremamente interessante concepire le due medicine non in contrapposizione ma in integrazione perché, pur partendo da due concezioni opposte, arrivano entrambe alla convinzione dell’esistenza, nel mondo naturale, dell’energia e della materia nella loro stretta unità. Laozi, filosofo vissuto nel VI sec. a.C., nel Dao De Jing, scrive: ”Nell’indistinto c'è forma, nell’indistinto c'è materia. Nel mistero c'è l’essenza. Nell’essenza c'è il messaggio”. Questo ribadisce quanto detto prima che, cioè, il qi è un qualcosa che non si può né toccare né vedere ma che trasmette un qualche tipo di informazione ed è in continuo movimento. Alcuni fra gli indagatori più curiosi si sono cimentati, usando sofisticati strumenti di ricerca scientifica, ad esaminare i fenomeni determinati dai maestri di qigong durante la loro pratica ed hanno rilevato, ad esempio, l’emissione, dalle mani di questi maestri, di raggi infrarossi, elettricità statica, flusso di diverse particelle.
Dunque il termine qigong non identifica semplicemente inalazione di ossigeno ed emissione di anidride carbonica ma indica anche un qualche tipo di “messaggio” o di informazione veicolato da un proprio vettore di tipo sostanziale che potrebbe essere “energia” supportata da materia in quantità infinitesimale. In effetti i maestri di qigong, quando parlano del qi dell’uomo, preferiscono usare il termine “qi interno” o “qi autentico (vero)” per distinguerlo appunto dal qi comune o aria inspirata ed espirata. Seconda la MTC il “qi autentico” può essere distinto in qi interno congenito, prenatale, ereditato dai genitori, che si manifesta fin dalle prime fasi della vita, nel corso di formazione del feto e qi interno acquisito, postnatale, formato costantemente nel corpo a partire dal qi dell’aria e dal qi degli alimenti.
La vita umana e tutte le attività biologiche dell’uomo sono poste in essere dal qi prenatale e sono costantemente alimentate dal qi postnatale; entrambi questi tipi di qi sono in stretta relazione reciproca e compongono, appunto, il “qi autentico” indispensabile per le attività vitali dell’organismo. Il termine gong significa abilità, capacità, lavoro e nella parola qigong indica che attraverso la pratica e l’esercizio il “qi autentico” è spinto ad accrescersi, a specializzarsi, a “raffinarsi” ed a svolgere correttamente le proprie funzioni; inoltre indica un metodo per l’acquisizione progressiva delle capacità di dirigere questo qi.
Con il termine qigong si intende un particolare tipo di esercizio in cui si combinano la postura, il movimento, eseguito molto lentamente, una respirazione specifica ed un atteggiamento mentale che implica un particolare controllo dell’attenzione.
Si distinguono due categorie di qigong, il qigong naturale ed il qigong indotto.
Il qigong naturale è la particolare capacità di alcuni individui di attivare e dirigere coscientemente la propria energia vitale (qi), modulandone sia il movimento all’interno del proprio corpo che l’emissione all’esterno.
Il qigong indotto è uno stato fisico e mentale particolare, non ordinario, cui si arriva con esercizi continui di concentrazione mentale accompagnati da specifiche tecniche di postura o di movimento del corpo legate ad una peculiare respirazione. In tutta la Cina si sta dando grande diffusione alla conoscenza di questa pratica che trova sempre più ampia applicazione nel campo della medicina.
In Cina il qigong è utilizzato quale strumento terapeutico per sostenere e regolarizzare le funzioni di tutto l’organismo. Solo a titolo esemplificativo citerò i dati, estremamente interessanti, emersi da alcune ricerche cliniche e sperimentali.
L’elettroencefalogramma di chi pratica regolarmente il qigong rivela numerose onde alfa di frequenza pari a 8 hz e di ampiezza fino a 180 microvolt come a dimostrazione che la pratica di questa tecnica si concentra particolarmente sul SNC stimolandone le varie funzioni.
Per quanto riguarda la modificazione della respirazione si rileva che, durante l’esercizio, diminuisce la frequenza respiratoria e si allunga il tempo di respirazione; come conseguenza si ottiene un aumento del volume d’aria e della capacità vitale, un aumento del rapporto fra tempo espiratorio e tempo complessivo di respirazione, un aumento dell’ampiezza di movimento del diaframma e una diminuzione del volume d’aria al minuto. Nel corso di una respirazione profonda, apparentemente si osservano della pause mentre, in realtà, si eseguono piccoli atti respiratori superficiali. Da esperimenti condotti sugli animali risulta che, con l’eccitazione del centro espiratorio, lo stimolo si estende al parasimpatico mentre con l’eccitazione del centro inspiratorio lo stimolo si propaga al simpatico. Ciò dimostra che, attraverso la regolazione cosciente della respirazione, si può agire sulle disfunzioni del sistema neurovegetativo.
Il consumo di ossigeno, nell’esecuzione degli esercizi in posizione seduta o distesa, diminuisce del 30% rispetto a quello rilevato prima dell’esercizio; il metabolismo energetico decresce del 20% e si riducono anche la frequenza respiratoria ed il volume d’aria per minuto. Queste modificazioni rivelano uno stadio in cui il metabolismo è ridotto ed è proprio grazie al basso consumo energetico che si stabiliscono solide basi per il ripristino delle condizioni di salute eventualmente alterate.
Durante l’esecuzione degli esercizi di qigong, inoltre, gli organi della cavità addominale vengono “massaggiati” ritmicamente grazie al movimento prodotto dalla respirazione profonda di tipo addominale. Questo effetto si rileva in maniera particolare quando si ricorre a determinate tecniche di respirazione nelle quali il diaframma si muove con un’escursione 3-4 volte superiore al normale e la pressione intraddominale si modifica con una frequenza periodica per cui stomaco, intestini, fegato e milza vengono “massaggiati” . Questa azione stimola a sua volta la peristalsi, riduce il “ristagno” di sangue nei visceri, regola il sistema endocrino migliorando la digestione e l’assorbimento.
Per quanto riguarda il sistema cardiocircolatorio, si è constatato che la gittata cardiaca per minuto aumenta nelle persone che riescono a prolungare di più la fase inspiratoria, mentre diminuisce in coloro che prolungano maggiormente la fase espiratoria e questo grazie all’influsso sulla attività vagale cardiaca. Inoltre si è verificato che la pratica continuativa di questi esercizi può portare ad una diminuzione della frequenza cardiaca e ad un abbassamento della pressione arteriosa.